Frammenti del materiale grezzo realizzato finora
per il film documentario
"IL GENOCIDIO DELLE ANIME. L'Esperimento Pitesti – la rieducazione attraverso la tortura."
autore Sorin Iliesiu. Copyright Fondazione VideoMedia
Aristide Ionescu: A mezza notte arriva Turcanu (N.R.: il capo della "rieducazione") e ci tiene un discorso: "Sentite, voi siete giovani...volete marcire qui in carcere? Non volete essere liberi e dunque dire tutto, tutto quello che non avete detto alla Securitate (la polizia segreta)? Non volete smettere di essere contro il regime perché è questo il futuro ormai...Non si può fare più niente, dovete dire tutto. Chi dirà tutto..." e Ungureanu che stava accanto mi disse: "Senti cosa dice questo cretino?" e nello stesso tempo tre individui che stavano di fronte si alzano dicendo: "Io voglio autodenunciarmi" e poi lo fanno in sei e ogni volta rimaniamo a bocca aperta...avrei voluto non esserci lì per non sentire tutto il disprezzo di sé stessi. Era una cosa terribile vedere tutti quei giovani, una volta pieni di speranza, desiderosi di liberare il Paese, come si auto denunciavano e come denunciavano i propri familiari. La sera seguente altri hanno fatto lo stesso passo e la terza sera lo stesso...la quarta, la quinta. Alla sesta sera eravamo rimasti in sei e Turcanu ci disse: "E adesso chi?"...ogni volta che uno prendeva la decisione di autodenunciarsi Ungureanu diceva: "Guarda...questo maledetto sbatte in prigione la propria famiglia, i propri amici e conoscenti ..." e poi lo vedo come alza la mano e dice: "Voglio farmi anche io l'autodenuncio" e Turcanu dice: "Perché non l'hai fatto finora?". "Il bandito di Ionescu non mi ha lasciato!". In quel momento, se fosse stato possibile, avrei voluto morire o suicidarmi senza nessun rimpianto
Aristide Ionescu: Nella notte di Natale, Turcanu ha dato l'ordine di assistere alla nascita di Gesù. Ha messo sulle spalle di un bandito – così eravamo chiamati tutti quelli torturati - una coperta dicendoli di sedersi sul water: "Quando avrai finito devi alzare la mano!" e poi il detenuto ha alzato la mano "e adesso fatte il segno della croce perché è nato Gesù". Queste scene "religiose" che fai fatica a descriverli...in questo momento che racconto tutto ciò, ho l'impressione di fare una profanazione, trovo difficile descrivere tutto quanto provavo, in fine è difficile, molto difficile. Era una situazione così pesante che mentre eri torturato, il primo pensiero che ti veniva era di suicidarti. All'inizio sono riusciti alcuni e quello da Gherla che è saltato all'interno dalle scale... ma il secondo giorno hanno messo un tipo di rete è non è stato mai possibile.
Aristide Ionescu: Possiamo prendere come esempio uno di quei momenti...la comunione con le feci. Insomma, è allucinante parlarne ma si deve conoscere la verità così non si ripete mai da nessuna parte della terra. Questa disumanizzazione è un atto diabolico. Obbligare un sacerdote, tramite la tortura, di celebrare la nascita di Gesù usando però parolacce è una cosa tremenda. Non si può pensare che una mente sana poteva fare questo ma soltanto uno posseduto dal demonio. Il segno della croce, per invocare l'aiuto di Dio, non lo potevi fare con la mano ma con la lingua tenendo la bocca chiusa. E se per caso osavi di fare il segno della croce e ti vedevano ti obbligavano di fare la comunione con le feci se tanto credevi in Dio. Ci dicevano che Gesù Cristo era un ingannatore, che è stato il marito di Maria Maddalena e che non era il figlio di Giuseppe e dunque un bastardo...insomma non mi chiedete di dire queste cose perché faccio tanta fatica...
?- e la Vergine Maria come era...?
- ?Vi immaginate...faccio fatica a ripetere ciò che sentivo allora.
Aristide Ionescu: I colpi alla pianta dei piedi durava in medie 15 – 20 minuti fino allo svenimento. Ti buttavano un po' d'acqua addosso e ripetevano l'operazione per due volte. I dolori erano così...Immaginatevi i colpi ricevuti alla pianta dei piedi mentre i ginocchi li tenevi sul cemento freddo. Sentivi il dolore alla pianta dei piedi ma soprattutto ai ginocchi. Quando mi davano gli escrementi da mangiare e io rifiutavo mi dicevano: "Se non prendi te adesso con il cucchiaio ti infiliamo noi nella bocca e nelle narici!" e questo sarebbe successo di sicuro, dunque era meglio se prendevi da solo. Avevamo da fare con delle bestie e non con delle persone, dei diavoli che ci torturavano. Pestare le dita non era una tecnica nuova ma il sue effetto era tremendo. Per esempio ci immaginiamo due pezzi di legno tra cui stringo il dito finché sento l'oso come scricchiola. Queste due mie ditta da quel giorno non li sento più, il nervo è stato distrutto. Queste hanno il nervo distrutto per la colpa della tortura e questa era una tortura duratura, non svenivi cosi velocemente per salvarti dalla tortura. Questa era duratura.
Aristide Ionescu: Quando era l'ora dei pasti ti mettevano in ginocchio con le mani legate dietro, ti mettevano il piatto davanti e tu ti dovevi chinare e mangiare direttamente dal piatto come gli animali perché noi i "banditi" eravamo dei "porci"."Mangiate come i porci!", così ci chiamavano. Ti mettevano quasi meta di cucchiaio di sale nel piatto e poi tu dovevi mangiare. Ti obbligavano di farlo! Ci sono stati anche dei detenuti picchiati, ad esempio Tampa che poi è morto. Prima l'hanno picchiato e poi calpestato a terra con i scarponi sul torace finché li hanno rotto le costole. Una dei metodi di tortura con cui si desiderava punire il "bandito" era di metterti seduto con le mani infilate nelle scarpe mentre loro ti colpivano con i scarponi nei reni. Io a questo tipo di tortura sono stato sottoposto almeno 7-8 volte. I così detti water erano dei recipienti dentro la cella. Le camere qui come a Gherla...eravamo circa trenta detenuti e quando Turcanu è entrato in cella uno dei detenuti - siccome era stato torturato in questo modo - è andato da solo a mettersi la testa dentro il water. Vedendo questo Turcanu li ha detto, pieno di orgoglio: "Vedi, ti sono entrati i riflessi!
Aristide Ionescu: Per suicidarsi, uno che si chiamava Brânzei, si è fatto avere, non so come perché era molto difficile, un ago che poi ha inghiottito per morire, insomma fare un'infezione qualcosa e morire. Qualcuno dei detenuti però lo ha visto riportando poi tutto ai guardiani. È stato obbligato da costoro di cercare nelle proprie feci finché trovava l'ago e finalmente dopo due giorni è stato trovato. L'hanno obbligato di mangiarsi le feci finché trovava l'ago inghiottito. Questo ho visto stando chiuso nella camera 81
Aristide Ionescu: Noi eravamo obbligati di autodenunciarci, cioè di affermare che nella nostra famiglia ci sono stati degli incesti...che la mamma abbia avuto rapporti con un figlio oppure che apparteniamo a quel tipo di famiglie in cui i figli andavano a letto con la propria madre o con la sorella. Dovevi fantasticare...e questa succedeva soprattutto prima dei periodi festivi con lo scopo di creare un atmosfera diabolica in tutta la cella, in tutta la camera...
- Tutti quelli che sono stati torturati erano obbligati ad assistere alla tortura di altri detenuti e partecipare...
- In che senso dovevano partecipare?- Se volevano non essere più torturati dovevano passare dalla parte dei torturatori e fare ciò che è stato fatto a loro. Insomma diventavano....Non eravamo più i "banditi". Nel momento in cui non eri più considerato bandito eri anche tu un torturatore cioè eri rieducato. Questo era il giro.
- Ed eri obbligato a diventare un torturatore...di propria volontà?- Sì, obbligato per non essere più torturato. Oppure sopportavi fino alla fine ma non tutti c'è l'hanno fatta.
- Lei è stato obbligato a torturare qualcuno?- Sarei arrivato lì, in quello stato ma sono stato ricoverato nella cella chiamata infermeria e quando mi sono ripreso e lasciato l'infermeria le torture erano cessate.
- Se questo sarebbe successo (di essere obbligato a torturare) come avreste reagito?- Credo di aver reagito come hanno reagito la maggioranza, per sfuggire alle torture avrei reagito come la maggioranza...
Aristide Ionescu: In ciò che riguarda questa disumanizzazione dell'individuo: in cerchio, nudi e chinati si doveva baciare il sedere di colui di fronte. Questo ho visto, questa scena ed è anche consegnata...
- La può descrivere più in dettaglio? - Sì. Eri obbligato a svestirti e così nudo senza pantaloni dovevi camminare a carponi in cerchio. Quando davano l'ordine:"Adesso il bacio!", ti fermavi e baciavi il sedere dell'altro che ti stava davanti...questo io l'ho fatto. Poi ti pulivi con la manica della camicia...
- Si sono opposti alcuni di fare ciò? - Opporti ad ogni metodo di tortura significava la tua condanna ad essere sottoposto a tutta la serie delle torture che si applicavano sin dall'inizio dall'arrivo in carcere, cioè sopportare di nuovo tutto e dunque credo che non siano stati molti ad opporsi. Questa era la disumanizzazione dell'individuo: di non sentirti più una persona integra, di essere ossessionato per la tua decadenza, di non sentirti più uno come gli altri...
Aristide Ionescu: Alexandr Soljenitîn, quando ha detto che l'Esperimento Pitesti è stata la barbaria più grande, ha preso in considerazione le realtà della sua stessa carcerazione che comunque non aveva raggiunto lo stesso grado di disumanizzazione dell'individuo come a Pitesti. In quei posti c'erano delle sofferenze fisiche...tanti con cui ho parlato, che sono stati in Siberia mi hanno detto che mai hanno subito un trattamento come a Pitesti. Subivano delle sofferenze fisiche ma non si cercava la demolizione dell'uomo così come ci diceva a noi Turcanu: " Da qui voi uscirete talmente disumanizzati che avreste la vergogna di guardarvi nello specchio! Voi che non volete ricongiungervi con noi, diventerete dei mostri per voi stessi con i nostri metodi che sono tanti, neanche sognati quanto sono numerosi i nostri metodi per disumanizzarvi."
- Si può chiamare l'esperimento Pitesti "il genocidio delle anime?" ?Aristide Ionescu:- Sì, si potrebbe chiamare e penso che sia giusto chiamarlo così. È stato un genocidio delle anime. Quando entro in una chiesa ho l'impressione di non dover essere lì, che non dovrei mai entrare dopo averi visto ciò che ho visto e di non aver lottato abbastanza e oppormi a ciò che è successo. Credo che l'Esperimento Pitesti è stato il luogo dove Satana ha agito, se no, non mi spiego tutte quelle scene che ho visto, che ho vissuto e quella disumanizzazione dell'essere umano.
- Un tipo di inferno sulla terra?
- Credo che ne anche all'inferno ci sono quelle torture che ho visto. Credo che anche Satana potrebbe imparare da coloro che hanno applicato questo sistema.
- In tutto questo male ci sono stati anche individui che si sono comportanti come dei santi?
- Sì, alcuni di loro potrebbero essere dichiarati santi. Persone che hanno dato l'ultimo pezzo di pane anche se di questo scarso cibo dipendeva la loro vita. Sono stati alcuni...non mi ricordo i loro nomi..a Târgsor è stato uno che...ci sono stati sì. Dall'altra parte Satana ha fatto un favore a Dio e sa perché? Tutti questi santi sono lì nei cieli, tutti quelli che non hanno accettato questo esperimento e sono stati uccisi. Loro non possono essere che santi.
Aristide Ionescu: Questa disumanizzazione progettata da Stalin, in Romania è fallita in quanto non è stata generalizzata. Non sognava lui che ci sono ancora delle persone che possono resistere a tutte le prove e ai metodi studiati a lungo di Makarenko e di altri e probabilmente aiutati da Satana. L'Esperimento Pitesti è riuscito parzialmente, la sua estensione a tutta la popolazione romena è...è fallita ed è per questo possibile ora conoscerlo nei dettagli così non sarà mai possibile ripeterlo da nessuna parte del mondo. Se Stalin sapeva che il suo progetto sarebbe finito così, non lo applicava neanche perché questo è l'argomento con cui tutta l'ideologia marxista viene demolita.
- Se ci sarà il processo di condanna del comunismo, l'esperimento Pitesti può essere nella testa delle accuse?Aristide Ionescu: - L'esperimento Pitesti è nella testa delle accuse ma è anche ciò che ha demolito l'intero sistema. Ci fa mostrare come questo è stato diabolico, di annullare l'individuo....non di trasformarlo in un animale ma qualcosa al di sotto di un animale. Non si può immaginare una decadenza tale...per questo il comunismo non sarà mai l'ideologia scelta di qualche popolo. L'uccisione dell'anima è specifica al comunismo.
- Noi crediamo che l'anima è immortale, allora come hanno potuto pensare di uccidere ciò che non può essere ucciso.
- Perché loro non ci credono. I comunisti non credono nell'esistenza dell'anima. Loro credono soltanto nelle cose materiale, hanno una ideologia materialista. Se avrebbero creduto che c'è un anima non avrebbero osato fare tutto ciò. Ma hanno pensato solo alle cose materiali e per questo hanno torturato pensando che possono trasformare totalmente la persona...cioè che ognuno sarebbe in grado di auto uccidere la propria anima.
Marcel Petrisor: "È una cosa terribile essere costretto a rinnegare la propria madre, di dire che è stata una puttana, è terribile dire che hai scopato la scrofa o cose simili...Quando una persona ha fatto queste affermazioni non li può dimenticare facilmente. Nel processo della rieducazione le punizioni corporali sono stati tremendi ma la sofferenza morale inflitta...dovevi parlare male della comunione, dei cristiani e tutti erano cristiani...diciamo il 99%...è stato terribile. Rinnegare te stesso, la propria famiglia e farlo in tal modo di convincerli che sei stato "rieducato" e hai lasciato dietro il passato...è stata una cosa terribile."
Emil Sebesan : C'è stata un'altra cosa molto terribile: essere obbligato a diventare un torturatore per coloro che dovevano essere "rieducati"...
- È riuscito qualcuno ad evitare questo?
Marcel Petrisor : Ci sono riusciti tanti, cosa dico tanti? Coloro che si sono suicidati... Questa è una cosa tremenda, di dover torturare l'altro come te. Chiedere a uno di torturare l'altro davanti a te, un tuo amico finché questo dichiarava ciò che volevano loro sentire.
Emil Sebesan : Se c'era un amico che ci colpiva eravamo felici. Perché? Così avevamo la convinzione che l'amico non ci colpiva con odio, sentivamo questo ad ogni colpo di bastone, di cintura, di altro. Sentivo che c'era un trattenimento ad ogni colpo.
Marcel Petrisor: La messa nera: coprivano uno con dei lenzuoli e li dicevano di simulare la confessione, con la croce rovesciata e un altro detenuto simulava di confessare i suoi peccati: l'adulterio, la sodomizzazione e altre e alla fine doveva fare la comunione con gli escrementi...questo simbolizzava la comunione con i santi sacramenti...era una cosa orrenda.
Tra i detenuti c'erano due contadini che dopo essere stati picchiati dovevano stare sotto il letto come punizione perché non volevano affermare che Dio non c'è e che rinunciano alla loro fede. Parlavano tra di loro sottovoce: "Se questi ci chiedono di dire che Dio non c'è ma se Lui esiste e lo incontreremo saremmo messi male dunque meglio non fare il loro gioco, dobbiamo resistere". Sono stati bravi a resistere però alla fine hanno detto ciò che si chiedeva loro da dire...
Ecco una tortura fisica: nel vassoio dove avevi fatto i tuoi bisogni ti mettevano il cibo ma prima dovevi lavarlo dagli escrementi e lo facevi con la pipi. Dopo ti mettevano il cibo e tu con le mani legate dietro dovevi stare in ginocchio e mangiare direttamente dal vassoio, come un porco.
Emil Sebesan: C'è stato una scena orrenda, secondo me. Loro hanno obbligato un studente di teologia di "celebrare" la messa di Pasqua. Dove? Sulla
chibla (grande contenitore). Credo che sapete che è quella
chibla, è una grande botte dove noi facevamo i nostri bisogni, non potevamo andare a WC. Dunque, li hanno detto di stare su quella botte dandoli una cosa fatta da sapone che doveva significare una croce ma aveva la forma di un fallo. Ci obbligava poi tutti quanti di andare a baciare quel fallo mentre lo studente doveva dire la messa: "Benedetto sii tu...". Cose di questo genere fate in deridere. È stato orrendo e ci hanno dato di fare la comunione con le feci e urina. Ognuno prendeva con il cucchiaino. In realtà noi avevamo già mangiato feci e urina...non era una cosa nuova ma in questo modo...era orrendo il perché e il come.
La Vergine Maria era considerata una puttana e tutti dicevano questa cosa. Turcanu, per esempio diceva: "Senti, tu sei l'ammiratore di quella puttana di Maria? Chi lo sa quanti sono stati i padri e poi hanno trovato uno che ha detto che Dio è il padre."
Se provavi a farti il segno della croce eri picchiato per almeno un ora. Credo che in quel posto uno si faceva il segno della croce con la lingua, con la bocca chiusa.
Emil Sebesan: Avevi il permesso di andare alla "chibla" (una grande botte) per fare la pipi solo dopo che ti picchiavano e te la facevi un po' addosso. Altro dovevi fare nel vassoio. Vi immaginate cosa succedeva? Se non potevi sbarazzarti delle feci prima che loro portavano i pasti, ti li metteva nel vassoio. Dovevi mangiare, ti obbligavano di farlo. Ti spingevano con la testa nel vassoio e poi dovevi prendere con il cucchiaio. Se avevi sette e chiedevi l'acqua ti davano l'urina, la tua o di un altro, non importava. Al posto dell'acqua ti davano urina e ti dicevano: "Devi essere contento che ti do l'urina".
Con le inchieste ciò che si desiderava ottenere per primo era la disumanizzazione. Non finivano se non dicevi che il tuo padre era un alcolista e la tua madre una puttana. Questo modo era legge. Finché non dicevi tutto ciò non smettevano di picchiarti.
Mi ricordo che la domenica "facevano" la messa. C'erano due studenti di Teologia di Cluj e obbligavano loro di celebrare la messa. Con il sapone facevamo una specie di fallo e dovevamo baciarlo. Lo tenevamo come una croce e dovevamo baciarlo e poi ti benedivano con quello.
Ghe. Gheorghiu: In uno dei giorni viene e dice: "Adesso tu ci sveli tutto sulla tua famiglia, la tua mamma e andata a letto con quanti zingari...tuo padre con quante zingare...tu sei stato concepito chi sa con chi...inizia con tuo padre". "Senta, su di me ho detto tutto ciò che volevate, mi sono sminuito, non posso fare altrettanto con mio padre. Non è stato, non ha fatto, non è vero niente, il mio padre è stato un uomo d'onore". L'hanno buttato a terra: "Schiacciamolo!" Erano in sei-sette che lo picchiavano, cosa li hanno fatto, come l'hanno ridotto!
Ghe. Gheorghiu: A un certo momento non sono più riuscito a resistere in quella camera, non per le torture ma per altro. Sono stato scioccato vedendo come li obbligavano a mangiare le feci. In questa cella a Natale e Pasqua...è stato impressionante. Tante cose sgradevoli e poi la morte di quel detenuto, non lo visto perché era dall'altra parte...e un giorno al posto dove ci stavano i capi ho visto un baratolo. Ho preso il baratolo, lo rotto senza rumore – non mi ricordo come – e mi sono tagliato le vene. La mia sfortuna...o fortuna è che non è passato tanto tempo e non ho perso tanto sangue. Mi sono fatto delle ferite da per tutto per essere più convincente. Dopo alcune ore è venuto Turcanu e mi ha detto: "Vieni bandito. Cosa fai qui? Teatro? Credi che mi impressiona? Senti qua: non muori quando vuoi te ma quando decidiamo noi e dopo aver detto tutto".
Traian Popescu: Se non ci fosse stato il momento limite quando ho voluto farla finita...ma a me è servito un altro momento limite...nell'isolamento per finire "Il Calvario"(opera sinfonica scritta in memoria). Io vi dico: non potevo più pregare, ero disperato: "Dio perché non mi prendi? Perché non mi dai? Perché succede a me tutto questo?"
Mentre trovavo un verso, due, veniva anche la musica. Per esempio quando ho "scritto" "Il ballo della libertà" e "l'Inno della libertà", nell'isolamento...quando ballavo mi venivano in modo simultaneo le parole e la musica...forse per prima mi è venuta la musica e subito dopo i versi.
Io non lo so ma non ho mai sentito nessuno di aver composto – senza grande preparazione musicale, senza carta e matita – la musica sinfonica.
Dan Lucinescu: Era una categoria sottoposta a cose orrende. Erano molto contrari a quelli che studiavano la teologia. Da Timisoara era un detenuto che aveva finito la teologia e che era molto praticante. Tutto il loro sforzo e tutto il loro odio la riversavano su di lui. L'hanno obbligato...dopo averlo picchiato fino quando si è fatto a dosso...di magiare le proprie feci e l'urina. Sì, questa è stata la cosa più orrenda a cui ho assistito.
Dan Lucinescu: Uno studente in medicina molto carino, speciale, è stato sottoposto a forti maltrattamenti perché era un testardo. Lui li prendeva molto in giro e quando hanno capito che questo non era "rieducabile" e rimarrà lo stesso "cattivo"....ero vicino a lui...stava alla mia destra e io ero seduto...Pintilie si chiamava lo studente. Sono venuti portando due vasi (gamela per fare i propri bisogni ma anche per il cibo) e hanno dato per prima a Pintilie. Lui si è fermato, era molto consapevole, ha avvicinato il vaso alla bocca e ha bevuto tutto. Dopo due ore ha iniziato a gonfiarsi, si è alzato in piedi in mezzo alla cella parlando in francese dopo di che è caduto a terra e non si è mai alzato.
- È morto lì in camera?
- Sì,lì è morto lì.
Dan Lucinescu: Vi prego di avere la buona volontà e di darmi retta, se non sarebbe una cosa spiacevole. A un certo punto, dopo il primo o il secondo colpo, io non ho più sentito dolore ma mi è apparso un pensiero molto interessante, volevo passare all'altro mondo. La mia morte sarebbe stata una grande soluzione e mi dicevo: non sono così peccatore, forse sarò ricevuto in Paradiso. Forse. Mentre avevo questo pensiero ho guardato in faccia quelli due che mi picchiavano. Erano stanchi e sudati e io ho guardato nei loro occhi con riconoscenza dicendomi: questi mi aiutano a varcare il confine. Erano molto stanchi e quando hanno visto il mio sguardo pieno di amicizia e riconoscenza hanno lasciato giù i bastoni. Si è fatto silenzio nella camera e si può dire che l'azione è fallita.
Emil Sebesan: C'è stata gente morta, morta per le torture subite, e io conosco alcuni di loro, morti lì per le torture.
- Lei ha assistito a qualche uccisione?
- Sì.
- Ci può raccontare??
- Tra l'altro non alla morte ma ho assistito alla tortura di Bogdanovici. Ho visto con i miei occhi quando Turcanu saltava con i scarponi sul torace di Bogdanovici che è morto in seguito anche per tutte le violenze subite. Oppure gli altri... Petrica Cojocaru, per non parlare di Oprisan, per non parlare di lui...penso che Oprisan non aveva ne anche un centimetro sul suo corpo senza lividi. Io l'ho visto in bagno e tutti dicevano. "Guarda a Oprisan!".
Questa è stata una cosa molto interessante: tutti se ne stanno zitti di quanto è successo a Pitesti. Avevano paura. Io vi parlo della mia esperienza: alla mia moglie non ho raccontato ciò che mi è successo a Pitesti. Per dirvi, dopo la caduta del comunismo, un giorno tornato a casa trovo mia moglie piangendo e li chiedo: "Perché piangi?" e lei mi risponde: "dopo vent'anni di matrimonio mi accorgo che tu non ti sei fidato di me". "Come non mi sono fidato di te?". "Io dovevo sapere dagli altri ciò che ti è successo a Pitesti. Tu non mi hai mai raccontato". Allora io li ho risposto semplicemente: "Siediti che ti spiego. Tu hai una sorella, due fratelli. Se io ti raccontavo tu raccontavi a loro e poi loro a degli amici e così io ero preso di nuovo dalla Securitate (la polizia segreta) e mi torturavano finché morivo. Volevi questo?". "No, certamente che no!". "Vedi? Meglio che non hai saputo niente. Lo vieni a sapere adesso e poi fare qualcosa? Puoi cancellare ciò che mi è successo? Non puoi, allora stai tranquilla...non è perché non mi sono fidato di te...".
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Traduzione in italiano di Mihaela Barticel.